domenica 10 giugno 2007

Bullshit

Ottime notizie gente! Siamo stati ammessi tutti all’esame di maturità!

All’inizio l’avevano detto che sarebbe stata dura ma ce l’abbiamo fatta. Tutti. Alla fine lo spirito di solidarietà e di collaborazione ha sconfitto il nemico numero uno: l’ammissione. Unendo le forze abbiamo ottenuto ottimi risultati. La vittoria è nostra.

Un momento. Non c’è stata né solidarietà né collaborazione. Non abbiamo unito le forze. La vittoria non è nostra. Qualcosa non va gente. Qui c’è proprio qualcosa che non quadra. I prof non avevano detto che molti di noi erano a rischio? Erano a rischio influenza? No, perché quella io l’ho presa. Le lettere che tanto hanno fatto discutere il consiglio e hanno fatto fare popò nei pantaloni a qualcuno di noi erano una bufala? Ma non è Carnevale, né il primo di Aprile, né Halloween (in questo caso sarebbe stata la ricorrenza più adatta!). Inizio a confondermi. Riepiloghiamo. La classe aveva un rendimento osceno. Quindi non è merito dei voti. Sarà stato merito della maturità dimostrata. A tal proposito vi cito una proposta fatta da un genitore di una compagna: “Dato che si chiama esame di maturità ammettete quelli maturi, lo saprete no chi è maturo o no!”. Ottima idea! La trovo sinceramente un’ottima idea. Ma, egregio signore, perché secondo lei avrei passato diverse ore della mia giovane vita a cercare di ricordare cosa cavolo pensasse Hegel se poi mi devono giudicare in base a quanto sono matura? Maturità e studio non coincidono affatto. O meglio, forse in alcuni casi, ma non in tutti. Inoltre, la maturità non è di certo il cavallo di battaglia di questa classe. Altra ipotesi scartata dunque.

Ma allora cosa?? Cosa??? Cosa ci ha permesso di essere ammessi tutti indistintamente? Cosa ha permesso a quel genio (perché alla fine il furbo è lui, mica quelli che si son fatti il mazzo) di arrivare alla fine senza aver mosso un neurone durante tutto l’anno?

Gente, questo è un dogma di fede. Fede nel sistema scolastico italiano. Che poi non è altro che la trasposizione dell’intero sistema della società italiana.

Solo una parola ancora: bullshit.

sabato 9 giugno 2007

La mia classe. Articolo per l'annuario che non ho fatto pubblicare

Manca poco. Per fortuna. Tutti probabilmente pensano «Si, in effetti la quinta è pesante, c’è l’esame da preparare». No, la quinta non è pesante. O meglio, di per sé non la sarebbe; non la sarebbe se la si passasse in un clima sereno e disteso, con compagni simpatici che ti aiutano nelle difficoltà. Ma come l’ho passata io, oh si, così si che è pesante.

Tanto per iniziare sto scrivendo questo simpatico articolo perché ai miei simpatici compagni è venuto in mente di candidarmi come volontaria a tre giorni dalla fine dell’anno, mentre io non c’ero logicamente, perché le prof addette all’annuario sono arrivate in classe adirate, eravamo l’unica quinta senza nulla di scritto. Per farla breve, l’han fatto per salvarsi le chiappe. Grazie.

Grazie per aver pensato a me e grazie per esservi ricordati che io ero l’unica ad aver detto «ma no, vi prego, l’annuario no…è una tamarrata incredibile». Cosa vi ha spinto a pensare che avrei voluto scrivere qualcosa per una cosa che detesto? Fatemi pensare… forse al momento, col pepe dove non batte il sole, avete collegato il fatto che fossi assente (cioè non potevo protestare) con il fatto che scrivo bene. Ottimo connubio, bravi. Ecco a cosa servirà ora la mia abilità nello scrivere. Non avrete mica pensato che avrei scritto tante belle cose?! Spero di no.

Passiamo quindi senza ulteriori indugi alla descrizione del mio sesto anno di liceo (sono stata bocciata in terza, per chi non lo sapesse).

L’inizio, grazie alla mia memoria debole, non me lo ricordo, ma dalla prima interrogazione o verifica, non so, i ricordi si fanno chiari come il sole in primavera (e sfruttiamola ‘sta abilità nello scrivere!). Durante i due o tre giorni precedenti l’aria in classe inizia puzzare ed avere un colorastro verdognolo, è colpa dell’ipocrisia che aleggia. Questa scaturisce dai pori di molti per andare ad insozzare l’aere di pochi che, per tentare di sopravvivere, cercano di farsi i fattacci loro. Ma la cosa è resa impossibile da qualche simpatico/a compagno/a che, nonostante non ti abbia rivolto una parola fino a quel momento, ha deciso che sei diventato il suo migliore amico per sempre. Ecco, quel “per sempre” equivale a quell’oretta in cui gli devi rispiegare da capo tutto quello che c’è nella verifica perché durante le spiegazioni era troppo impegnato a chiacchierare con il/la suo/a precedente amico/a (precedente perché ora non gli serve più, non ha ascoltato neanche lui/lei). Ah no, ora che ci penso, quel “per sempre” si prolunga ancora di un’oretta o due, se hai la fortuna di essere vicino a lui/lei durante la verifica; in quel caso il suo sentimento di amicizia lo/la spingerà a chiamarti in continuazione, non può proprio stare senza parlarti!

La simpatica scenetta si ripeterà parecchie volte. Per fortuna mia nelle materie scientifiche sono un’asina, mi sono evitata parecchie amicizie lampo…

Ma la nostra irrespirabile aria non si colora solo di verde. Infatti dopo le verifiche cala una nebbia violacea: l’invidia. Alcuni simpatici compagni al posto degli occhi hanno dei mirini laser. Servono per vedere i voti degli altri, specialmente dei più bravi. Dalla reazione dei suddetti compagni anche tu puoi capire il voto degli altri: se il possessore dei mirini fa un sorriso ebete la preda ha preso un voto peggiore del suo, se invece inizia a diventare rosso con il fumo che esce da qualunque orifizio il risultato è opposto. Ma il rossore sparisce di colpo appena il possessore del “voto migliore” si gira verso Occhi di falco che a quel punto, per non farsi scoprire, sfodera un sorriso alla Silvio Berlusconi e, digrignando i denti, dice: «Cos’hai preso? Dai, grande…». Giuda!

La nebbia violacea può, alla fine delle interrogazioni, assumere sfumature tendenti al nero. Questo accade quando, decisi i voti, iniziano a serpeggiare frasi come «ma non può dargli 8 scusa, a me ha dato solo 7 e mezzo! E io la sapevo meglio…» e il bello arriva quando la o il prof chiede se per gli altri va bene e a quel punto il coro: «Siiiiii». Ma cosa si?? E dillo se non ti sta bene, non stare lì a confabulare con i tuoi amichetti, tanto non risolvi nulla!

Il clima peggiore è però quello dell’indifferenza, che si manifesta con una nebbia praticamente trasparente ma densa come il miele. Tutti vedono cosa succede ma nessuno fa qualcosa per cambiarlo. Qui mi ci metto anch’io, mea culpa. Quante volte è successo che qualche coglione, scusate il francesismo, ha fatto qualcosa di idiota ad un/a compagno/a e non abbiamo fatto niente? Tante.

Oltre ai colori che può prendere l’aria ci sono i colori personali. Su ogni persona infatti una nuvola di colore diverso galleggia fida come quella di Fantozzi.

Le più carine sono quelle azzurre e spumose come la panna montata, sono quelle delle persone tranquille, che si fanno i fatti loro. Alcune hanno addirittura qualche venatura rosa, come il cielo al tramonto, e sono quelle delle persone che, oltre a farsi i fatti loro, ti offrono anche una mano se ti vedono in difficoltà.

Poi ci sono le nuvole gialle, di un giallo acceso, molto fastidioso, che sono quelle degli immaturi. Quelle di quelli che lanciano i pezzi di gomma o le palline di carta con la Bic vuota, tanto per fare un esempio. Il giallo di queste nuvole si mischia al marrone scuro (e immaginate che colore viene fuori…) della maleducazione. Infatti le due cose spesso vanno a braccetto. Queste nuvole sono conficcate sulla testa di molte persone. Sono quelle persone che buttano i rifiuti o temperano la matita a terra(c’è il cestino diamine, che ti costa??), che buttano i fazzoletti usati negli zaini degli altri, che ti prendono le cose senza chiedere e, quando lo fanno, te le ridanno senza dire «grazie», che ti rovinano le cose per il gusto di farlo, che urlano quando tu stai cercando di ripassare… l’elenco sarebbe troppo lungo, ma penso che si sia capito.

Un altro tipo di nuvola è quella blu scuro. Sotto questo minaccioso batuffolo camminano i vittimisti. «Sono troppo sfigato… ce l’hanno tutti con me…». Non ce l’hanno tutti con te ma se continui con questo atteggiamento può anche diventare vero! Di questa specie esiste una sottospecie ancora più interessante: i vittimisti d’occasione. Non ce l’hanno proprio tutti con loro, solo i prof. La loro compagna di viaggio è sempre blu, ma screziata del giallo dell’immaturità. «Che sfiga! Mi ha beccato proprio oggi in latino! Ce l’ha con me!» Perché se ti avesse beccato all’ultimo turno l’avresti saputa? Ma per piacere…

Dopo questa bella descrizione dei miei compagni di classe non resta che la descrizione di me stessa. Non mi sembra giusto escludermi, faccio parte anch’io di questa fiera.

Ecco, i pori della mia pelle hanno sputato verde ogniqualvolta ci sia stata qualcosa che non mi andava bene, la mia ipocrisia sta nel denunciare ora avendo taciuto per un anno. Ho contribuito quindi alla fitta nebbia trasparente. E forse anche a quella violacea, ma in tutta onestà posso dire che ho contribuito in minima parte.

La mia nuvola ha assunto molti colori, ma con una punta d’orgoglio posso dire che mai e poi mai si è macchiata di marrone (a me a casa l’educazione è stata insegnata) o di blu (per varie vicende la mia fase autodistruttiva adolescenziale è finita prima del normale). Al momento, mentre sta perdendo il rosso fuoco dell’alterazione, la cara compagna si tinge di beige rassegnazione. Perché in fondo il mondo è fatto così, chi sono io per cambiarlo?

Perchè

Perchè si. Perchè il blog va di moda. Perchè con lo schermo davanti ti senti forte. Perchè puoi scrivere tutto quello che vuoi. Perchè nessuno ti impedisce di pubblicare, qui. Perchè di quelli che leggono (quasi) nessuno ti conosce nella real life. Perchè sono stanca di tenermi tutto dentro, e con "tutto" intendo gli insulti. Perchè sono stanca di non poter rispondere a tono. Perchè, probabilmente, non ho le palle per farlo in faccia alla gente.